Nel centesimo anniversario dalla sua nascita il Museo Nazionale del Cinema dedica un tributo a Pier Paolo Pasolini con un progetto artistico alla Mole Antonelliana e un omaggio durante il Lovers Film Festival con una sezione speciale che prevede la proiezione di 4 pellicole.
La mostra
Il progetto artistico ConiglioViola Teorema Pasolini – sempre di ConiglioViola – ospitato dall’11 aprile al 4 settembre 2022 sulla cancellata esterna della Mole Antonelliana, vuole essere un omaggio a Pasolini e al tempo stesso svelare un’inedita lettura del suo cinema che ancora oggi offre nuove e inaspettate chiavi interpretative. La mostra propone una reinterpretazione di alcune fotografie iconiche scattate sul set di Teorema (1968), uno dei film più forti e controversi di Pasolini, da Angelo Frontoni (1929-2002) il cui archivio è conservato dal Museo Nazionale del Cinema e dalla Cineteca Nazionale.
“È un tributo che sentivamo di dover fare – sottolinea Domenico De Gaetano, direttore del Museo Nazionale del Cinema -, per ricordare un artista così importante e controverso, un fine conoscitore dell’animo umano e delle sue debolezze, capace di raccontare la società con diversi livelli di lettura. L’interpretazione artistica, nuova e inusuale rispetto al passato, lo rende unico nel suo genere: la volontà di questo duplice omaggio, sia sulla cancellata della Mole Antonelliana sia con le proiezioni durante il Lovers Film Festival, si muove proprio in questa direzione, comunicando in maniera visiva e reinterpretata uno dei più importanti autori del Novecento”.
Cinque tableaux vivants di grande formato, che, come sottolinea ConiglioViola, “raccontano la forte sacralità del messaggio pasoliniano, una ricerca di Dio anche attraverso la carnalità e la fisicità, provando a rendere sopportabile la difficoltà di vivere dell’essere umano, dotandolo anche di un paio di ali. L’utilizzo della tecnica pittorica classica rende ancora più forte questo messaggio, con un tratto molto grafico che ne esalta la bellezza e al tempo stesso la drammaticità”.
Le proiezioni
Comizi d’amore, lo storico film del 1964 che affronta i temi, spinosi per l’epoca, del divorzio, della verginità, della prostituzione e dell’omosessualità. Un’indagine sfaccettata, in cui il regista raccoglie le testimonianze, tra Nord e Sud, di proletari, personaggi noti, intellettuali, muovendosi fra campagne, fabbriche, spiagge, e salotti culturali.
Il Decameron: nove novelle e una cornice, in cui Pier Paolo Pasolini si ritaglia anche il ruolo di un allievo di Giotto. Il film ha portato sul grande schermo il Medioevo vitale e beffardo, sboccato e promiscuo, dell’antologia boccaccesca in un affresco esuberante e suggestivo, che guarda alla pittura trecentesca e non solo e in cui si intrecciano amplessi e morte, escrementi e religione, con esiti grotteschi e giocosi. Il primo capitolo della “Trilogia della vita”, vincitore dell’Orso d’argento alla Berlinale 1971, denunciato e processato, ebbe un enorme successo al botteghino e fu il capostipite del cosiddetto filone “decamerotico”.
I racconti di Canterbury. Geoffrey Chaucer (interpretato da Pasolini stesso) intrattiene gli altri pellegrini diretti al sepolcro di Santo Thomas Beckett con una serie di racconti licenziosi e salaci. Secondo capitolo della “Trilogia della vita”, tratto dall’omonimo testo fondamentale della letteratura britannica, prosegue nella ricostruzione pasoliniana del Medioevo trecentesco: cambia lo scenario ma non la rappresentazione, volutamente provocatoria, di un’umanità ilare, arraffona e lubrica.
Infine, il Fiore delle mille e una notte con cui Pasolini conclude la Trilogia della vita adattando per il grande schermo una selezione di novelle tratte dall’omonima antologia araba. Ultima esplorazione del regista sul Medioevo, che qui diviene esotico e misterioso in un caleidoscopio di immagini, in cui ritornano protagonisti i temi del sesso, in tutte le sue forme, e della morte come controparte di esso.
“Il Lovers Film Festival con il Museo Nazionale del Cinema ricorda il genio di Pasolini in un anniversario dedicato al suo essere ancora straordinariamente attuale. Un unico rimpianto: non poter avere una sua opinione sui fatti di oggi che ci avrebbe aiutato ad avere una visione mai scontata e banale della nostra realtà” commenta Vladimir Luxuria.